Che cosa ti ha lasciato
Daniele Semprini
Che cosa ti ha lasciato
Daniele Semprini
Che cosa ti ha lasciato il giorno che è passato
se non la nostalgia di essere diverso,
diverso dalla noia, tua compagna di letto?
Che cosa ti han lasciato le mani dell’amico
salutato alla stazione se non il desiderio,
il desiderio strano d’incontrarlo per davvero
di guardarlo in fondo agli occhi,
di non essere più solo,
non dovere più mentire,
senza mai comunicare con la gente?
Che cosa ti ha lasciato la donna che hai amato
se non l’amaro in bocca della tua sconfitta,
sentirti accanto a lei più straniero che mai?
Che cosa ti ha lasciato il vecchio ubriacone
trovato sotto il sole sudato, sporco e matto,
se non il disagio di scoprire il tuo valore,
il ribrezzo sulla pelle
di sentirti migliore,
di pensarti qualcuno,
mentre sai che non sei niente, come lui?
Che cosa ti ha lasciato l’attesa in ospedale
assieme a visi ignoti per poco conosciuti,
se non la convinzione di esser chiuso nei tuoi guai?
Che cosa ti ha lasciato un anno di soldato
se non la sensazione di esser carne da cannone,
di potere passare dal gioco alla realtà,
come alzarti la mattina e trovare che sei già
dentro l’ingranaggio assurdo
di un potere che non riesci a vedere?
Che cosa ti ha lasciato l’avventura con gli amici
se non la voglia scema di tornar come bambini,
di spalancare gli occhi come fosse il primo giorno?
Che cosa ti ha lasciato la bellezza della terra
riscoperta antica amica, fedele, sconosciuta,
dentro la danza al vento dei castagni sopra il monte,
nel fondo di una notte riempita dal silenzio?
Ha lasciato in me il bisogno di qualcosa
che non ho e che non so,
che non ho e che non so,
di qualcosa che non ho e che non so,
che non ho e che non so,
di qualcosa.