Le lampare
Filippo Marsciani
Le lampare
Filippo Marsciani
La luna è prigioniera delle onde del mare,
il vento silenzioso porta il soffio del sale,
il vecchio è pensieroso ma continua a pescare,
pesca e guarda il mare
e non lo sa quanto è grande, non lo sa quanti pesci,
non lo sa quanti anni, non lo sa quante nevi,
e quanti venti rabbiosi hanno spinto gli scogli,
quanti bimbi curiosi han sognato i gabbiani.
«Luna, luna, dammi luce, luna,
dammi lunghi anni per viaggiare.
Luna, luna, dammi luce, luna,
dammi lunghi anni per volare».
Una sirena esploratrice del mare
esce dalle onde e comincia a cantare;
il vecchio pescatore non la vuole ascoltare,
pensa: «È facile cantare
quando sai quanto è grande, quando sai quanti pesci,
quando sei arrivata alla fine del viaggio,
e quando ormai anche il mare, così bello e profondo,
lo conosci e ci nuoti, sei padrone del mondo».
«Notte, notte, dammi un fuoco, notte,
dammi un nuovo nome per remare.
Notte, notte, dammi un fuoco, notte,
dammi un nome per ricominciare».
Il vecchio pescatore vede in cielo brillare
tante piccole luci, tante grosse lampare:
sono tutte le barche del Signore del mare,
che salpano di notte
per pescare tutti i sogni, per pescare le preghiere,
per pescare i desideri, per pescare anche i pensieri,
per pescare chi è ammalato, per pescare i pescatori,
per portare ai peccatori il perdono dell’oceano.
«Stella, stella, così bella stella,
brilla e splendi sopra questo mare.
Stella, stella, così bella stella,
puoi raccogliere questo dolore».
«Signore del mare, padrone delle onde,
guardiano del faro, custode delle sponde,
aiuta i pescatori, aiuta chi si nasconde,
aiutami a trovare
quella rotta sicura, quella stella polare,
quel porto accogliente oltre il freddo del mare;
aiutami a esplorare l’infinito dell’oceano
e aiutami a affondare negli abissi della vita».