Assurdo
Anastasio
Assurdo
Anastasio
Io che di colpe ne ho,
ho dato per scontato il mare, ho torturato i grilli e per dimenticare
ho messo ad essiccare qualche sentimento,
ma, ma che colpa ne ho
se mi hanno messo il pane in bocca, mi hanno detto «cresci»,
poi mi hanno insegnato qualche filastrocca
che non basta mai per capire il mondo?
Ed io mi presentai che avevo scritto un pezzo,
il primo verso era «Non sono pronto»
e dal secondo in poi potevo stare zitto.
Non capivo niente, però quello sempre,
non capivo niente, però questo sì:
che non sono pronto ancora a questo mondo
che va ad un ritmo folle come i colibrì e
dentro questo schermo ammazza-tempo
mi annego, mi chiudo e fuggo.
Fuggo da un dolore assurdo, è un dolore assurdo,
il dolore assurdo perché esiste, sì.
Solo per questo il dolore è assurdo, il dolore assurdo,
il dolore è assurdo perché esiste, sì, solo per questo.
Io, ma che colpa ne ho?
Se c’ho la sabbia dentro al cuore e sono più veloce
di quel tuo rancore che ti tiene al mondo,
ma che c’entro io? Io sono un altro da me
e corro sotto l’acquazzone sempre più veloce
finché non ricordo la destinazione.
Non capisco niente, però quello sempre,
non capisco niente, però questo sì:
mi fa schifo tutto ma se viene il sole
poi per un secondo non sarà così.
Non mi serve altro che un secondo di sole
per pentirmi di tutto, per dire al chirurgo:
«Si fermi subito, io lo voglio ancora il cuore».
Non mi serve altro che un secondo di sole
per rendermi conto che non sono morto e al di là di tutto
inseguo questo amore assurdo, è un amore assurdo
è un amore assurdo perché esiste, sì.
Solo per questo è l’amore assurdo, l’amore assurdo
è un amore assurdo perché esiste, sì.
Inseguo questo amore assurdo. (3v.)