Il giovane Mario
Brunori Sas
Il giovane Mario
Brunori Sas
Il giovane Mario voleva esser milionario
perciò spendeva quasi tutto il suo salario
in gratta e vinci e slot-machine.
Sognava sempre di comprare quel mega televisore
che aveva visto al centro commerciale,
tornare a casa, fare una sorpresa ai suoi bambini
e poi guadare tutti insieme il quiz alla tv.
Perciò il giovane Mario finì per vivere al contrario,
s’indebitò fino ai capelli e di capelli
non ne aveva quasi più.
Tornava tardi la sera con una specie di cena
e quattro bocche enormi da sfamare,
in quelle sere che faceva un freddo cane,
così freddo che anche il cane un giorno
smise di tremare.
«Amore mio dolcissimo, non ti devi preoccupare:
io sono un grande giocatore e troverò il sistema
anche per vincere la fame;
forse hai puntato su un cavallo perdente
ma ho tre biglietti della lotteria.
Amore, credimi, nell’anno che verrà
ci lasceremo dietro la miseria e la malinconia».
Ma il giovane Mario strappava i giorni al calendario
e ad ogni fine del mese, da povero Cristo,
ricominciava il suo Calvario.
Ad ogni nuova stazione cadeva la croce
sopra il foglio di una cambiale
e fu così che da una notte all’altra,
senza neanche pensarci, il giovane Mario
decise di mollare.
«Amore mio dolcissimo, io vi devo abbandonare
perché ho giocato troppe volte nella vita
ed è con la vita che ora devo pagare.
Quello che resta della mia miseria
sta tutto chiuso in questa scrivania.
Amore, credimi, il dolore passerà
e brinderete alla mia assenza senza malinconia».
Ma il giovane Mario non fece i conti col solaio
e con la corda appesa attorno al collo
si tirò addosso il lampadario.
Quando riprese coscienza aveva un gran mal di testa
e tutto intorno letti d’ospedale;
nella sua mano quella di Maria,
Maria con gli occhi di una madre che perdona
l’ennesima bugia.