Irene
Pinguini Tattici Nucleari
Irene
Pinguini Tattici Nucleari
Irene, questa sera la faccia te la strapperei via
così faresti paura al mondo ma resteresti sempre mia.
In questa notte di buio pesto che forse era buio pomodoro
le mie mani Brigate Rosse accarezzano te che sei Aldo Moro.
E l’hai letto nelle stelle che la musica ci darà il pane,
il realismo l’avrai lasciato a qualche mercatino equosolidale.
Irene, non ci credere poi tanto allo zodiaco
che la musica il pane quotidiano lo dà solo a chi è celiaco.
Il futuro che ti potevo dare
l’ho barattato per i vinili che ho in soffitta,
te li regalerò quando avrai perso
le speranze e ti sentirai sconfitta.
Il futuro che ti potevo dare
alla fine è una fregatura, meglio
che ti sposi un ingegnere, un notaio od un dentista
oppure, oppure, oppure il tuo analista.
Una luce indagatrice, color della cedrata
brucia forte in questa stanza e incenerisce la serata.
E mentre dormi un rivolo di saliva ti stocca dalla bocca,
preciso come un bacio mai dato o un orologio che rintocca.
Irene, i cantautori dicono che l’importante
non è quante volte cadi, ma se hai il coraggio di rialzarti.
Ma dopo mille cadute roventi
non ci resta che imparare a vivere come i serpenti.
E il futuro che ti potevo dare
l’ho barattato per i vinili che ho in soffitta,
te li regalerò quando avrai perso le speranze
e vorrai star solo zitta.
Il futuro che ti potevo dare
alla fine è una fregatura, senti,
corri via da tutto questo, scappa forte finché puoi,
ricordami come Neville Paciock in un mondo di Draco Malfoy.
Irene non fidarti mai dei testi delle mie canzoni,
soprattutto di quelle da parafrasare che sono le peggiori.
E fidati del pane fresco nelle mattine d’inverno
e del paradiso solo se, solo se visto dall’inferno.
Il futuro che ti potevo dare
l’ho barattato per i vinili che ho in soffitta,
te li regalerò quando avrai perso le speranze
e ti sentirai sconfitta.